La certificazione dei prodotti agroalimentari (prima parte)

Introduzione
Nei sistemi di certificazione il concetto di qualità è il cardine, definita come “grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti”, dove:
- la caratteristica è l’elemento considerato,
- il requisito il valore atteso dell’elemento,
- il grado di soddisfacimento il livello del valore [1].
Ne consegue che la qualità di un prodotto non è un giudizio di valore, ma la conformità ad un sistema di regole.
I parametri della qualità si distinguono in tangibili e determinano la qualità materiale, verificabile mediante prove analitiche; o intangibili, e identificano la qualità immateriale garantita attraverso sistemi gestionali (p.e. origine, valori etici, ecc.).
L’attribuzione di qualità ad un prodotto implica quindi:
- conformità ad uno standard,
- comunicazione leale del valore associato.
Altro aspetto importante è che non esiste una definizione univoca di qualità, quanto piuttosto una interpretazione coerente con le aspettative. Pertanto, la qualità riunisce le capacità aziendali ad interpretare, declinare e gestire:
- la soddisfazione delle aspettative del mercato,
- il rispetto delle regole e degli impegni,
- la comunicazione dei requisiti.
Classificazione dei sistemi di certificazione
La certificazione è “dichiarazione di conformità ad un sistema di regole”[2]. Le regole a governo delle caratteristiche si basano su requisiti (sostanza) e modalità operative adottate (forma).
La certificazione inoltre deve apportare al prodotto una valorizzazione, intesa nel senso più ampio del termine (competitività, prezzo, ecc.) e si può applicare solo nel caso di superamento dei requisiti legislativi minimi.
Una certificazione/dichiarazione è caratterizzata da:
- un soggetto che emette la dichiarazione (il dichiarante);
- un oggetto (a chi è riferita, il dichiarato);
- un sistema, strutturato in ;
- campo di applicazione (a chi/cosa si applica)
- elementi (i “costituenti” del sistema)
- criteri (le regole)
Queste visioni della tematica sono al servizio di un elemento base: l’obiettivo, che può essere riferito a specifici aspetti, anche plurimi e legati alle varie attenzioni che l’azienda ritiene opportuno manifestare (ambiente, sicurezza, salubrità o elementi immateriali, legati alle componenti territoriali o culturali).
L’obiettivo sarà quindi perseguito mediante una pluralità di atteggiamenti funzionali al contesto di riferimento e dovrà rispettare alcune regole di base:
- coerente con le politiche aziendali,
- misurabile (mediante la definizione di adeguati indicatori),
- oggetto di riflessione strategica (attraverso un periodico riesame),
- se plurimo, le diverse declinazioni andranno poste in ordine gerarchico (gerarchia degli obiettivi).
Pertanto, la tipologia di certificazione deve essere individuata sulla base degli obiettivi prescelti e interpretata attraverso l’armonizzazione delle componenti caratterizzanti: soggetto, oggetto e sistema.
Volendo raggiungere un traguardo, per vincere, sarà fondamentale studiare le regole del gioco e allenare le capacità specifiche.
note
[1] Def. UNI EN ISO 9000:2005. Ad es. l’acidità di un olio è la caratteristica, il “requisito” il livello minimo consentito per la commercializzazione, il grado di soddisfacimento il valore effettivo del parametro.
[2] La definizione completa di certificazione è: “atto mediante il quale una terza parte indipendente dichiara che, con ragionevole attendibilità, un prodotto, processo o servizio è conforme ad una specifica norma o ad altro documento normativo” (UNI CEN EN 45020:1998)
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